“La restanza. Giovani e Territorio”

“La restanza. Giovani e Territorio”

Il progetto promosso dalle Acli del Molise aps organizzato da l’associazione Acli Diago aps, con la Presidente Elisabetta Tartarino, in collaborazione con la Fap-Acli di Campobasso pone i giovani al centro della cura, dell’attenzione, dell’assistenza, del supporto e dell’accompagnamento durante il loro complesso processo di crescita, di ricerca e costruzione della propria identità, di integrazione e di gestione di conflitti talvolta personali, altre familiari, altre ancora sociali e il più delle volte, conflitti risultanti dal mix dei fattori sopra indicati. Pertanto, i giovani sono l’obiettivo vivente del progetto attraverso percorsi di educazione giovanile sulla responsabilità sociale di consumo, legalità e corresponsabilità. Da qui la riflessione sull’importanza di investire nei giovani perché la valorizzazione del capitale sociale costituisce un fattore determinante per lo sviluppo sostenibile di ogni società. Sostenere i giovani e stimolarli alla cittadinanza attiva è importante per innescare nelle giovani generazioni l’impulso al miglioramento di sé e alla proattività verso il mondo che li circonda. L’obiettivo è quello di ridare speranza ai giovani e alle comunità di appartenenza, interrompendo la spirale dell’abbandono e della disaffezione alle politiche civiche. Partecipazione alla vita civica, culturale, economica del territorio di appartenenza, sono alcuni dei canali attraverso i quali i ragazzi possono sentirsi partecipi della res pubblica e imparare che possono migliorare se stessi e la loro comunità. L’Italia è uno dei paesi in Europa che registra la percentuale maggiore di giovani che non studiano né lavorano e ben il 17% di abbandono e dispersione scolastica. Questi dati non rappresentano solo un dramma individuale e familiare, ma anche sociale: è il paese che paga il costo di mantenere un’ampia parte delle nuove generazioni a lungo in condizione di inattività, con conseguenze di ordine economico e sociale. Il fenomeno va anche letto in termini di mancata opportunità dell’Italia di mettere a frutto la componente più preziosa e dinamica della popolazione che potrebbe contribuire invece alla sua crescita e al suo sviluppo. Ciò aggrava gli svantaggi di molte comunità territoriali penalizzate già da gravi deficit: funzionali (perdita di importanza delle attività socio economiche fondamentali); relazionali (perdita di importanza delle tradizionali forme di aggregazione sociale); ambientali (difficoltà di controllare l’ambiente naturale e gestirlo come risorsa per lo sviluppo locale).

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